La
(de)formazione dello sguardo. Idee per una didattica dell’incontro
di
Ivano Gamelli
Nella
crescente realtà multiculturale dovuta all’attuale
funzione attrattiva del nostro Paese, l’insegnamento della
nostra lingua costituisce un indiscutibile diritto-dovere del patto
educativo che si va stabilendo fra la scuola e i suoi sempre più
numerosi studenti stranieri. La ricerca di efficaci strategie linguistiche
per questi ragazzi rischia però di nascondere una questione
delicata e decisiva per la prospettiva della nuova scuola nella
quale ci apprestiamo a vivere. Una questione ben evidenziata dalle
vicissitudini delle tante “educazioni” (alla salute,
all’ambiente, alla legalità, alla sessualità
ecc.) che si sono rovesciate negli ultimi anni sulla scuola. L’obiettivo
dell’insegnamento della lingua rischia insomma dev’essere
ridotto, da un certo immaginario scolastico, a un oggetto da trasmettere
“esterno” che, per quanto professionalmente nuovo e
impegnativo possa essere, non mette in gioco vissuti personali e
visioni culturali di coloro (studenti e professori) che sono in
classe.
Soprattutto in tempi improntati a eccessive pruderie efficientistiche
che tendono a imbrigliare la relazione educativa nelle forme maniacali
di un onnipotente controllo, ciò che manca è una “didattica
dell’incontro” più attenta alle relazioni in
classe, alle condizioni dell’ascolto, sensibile anche ai “segnali
più deboli: una didattica disponibile a riporre maggiore
fiducia nei processi autoregolativi interni ai gruppi, affinché,
se incontro dev’esserci, i protagonisti possano innanzitutto
rivelarsi…
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